LA BOLLA DEI TULIPANI

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bolla dei tulipaniLa prima bolla speculativa nella storia del capitalismo è stata la bolla dei tulipani, anche detta tulipomania. Il fenomeno si verificò in Olanda nel 1600 ed è diventato un caso oggetto di studio su quasi tutti i manuali di finanza. I tulipani arrivarono in Olanda nel 1562 con un carico giunto da Costantinopoli e ben presto divennero una merce di lusso ed uno status symbol tra la media e l’alta borghesia. In tutta Europa, ma soprattutto in Olanda, furono una vera e propria moda che scatenò una caccia alle qualità più rare.

I bulbi di tulipano più rari erano già quotati alla Borsa di Amsterdam, che era appena stata fondata, nel 1613. Tutti tranne il più bello, il Semper Augustus, che era monopolio di Adriaen Pauw, borgomastro  e condirettore della Compagnia delle Indie che ne centellinava le vendite: nel 1623 un suo bulbo costava 1000 fiorini, ma arrivò fino a 6000 fiorini nel 1637 (circa 312.000 euro di oggi!). “Non si è mai visto un fiore più bello di questo”, scriveva Nicolas Wassenaer, un cronista olandese, a proposito del “Semper Augustus”.

Era il 1623 e ad il reddito medio annuale in Olanda era di 150 fiorini; una tonnellata di burro costava circa 100 fiorini e “otto maiali grassi” 240 fiorini. Con 10 mila , nella capitale olandese, si poteva comprare un intero palazzo affacciato sui canali del centro, con tanto di giardino. Nel 1636, nel mercato dei tulipani, l’entusiasmo era quello che di solito caratterizza i giochi d’azzardo, con moltissime persone che effettuavano scommesse sull’aumento o la diminuzione delle scorte di bulbi. La gente era convinta che quella passione generale sarebbe durata in eterno e che da tutto il mondo sarebbero fioccati ordini di persone abbienti per le quali nessun prezzo sarebbe stato troppo alto. E per un po’ fu così: il denaro arrivava da tutti i paesi. Intere proprietà venivano liquidate per comprare bulbi o, in alternativa, si contraevano sostanziosi mutui.

Tutta l’economia olandese fu trasportata da questo fenomeno, ed anche i prezzi degli altri beni, come quelli di prima necessità, aumentarono gradualmente. All’inizio, le vendite dei bulbi avvenivano dalla fine di giugno, quando si dissotterravano, fino a settembre, mese in cui si ripiantavano. In seguito ebbero luogo tutto l’anno: si fissava il prezzo e si pagava subito solo l’acconto; il saldo veniva poi corrisposto ad ottobre, quando, contemporaneamente, i bulbi si rivendevano ad un prezzo più alto, senza neanche la necessità di disporre del denaro o degli stessi bulbi: si trattava in pratica di contratti antesignani dei moderni futures.

Si creava così l’ingrediente base della bolla speculativa: la leva, un effetto moltiplicativo che consente di scommettere tanto impegnando poco denaro. Alla consegna nessun compratore avrebbe avuto il denaro per saldare tutti i conti ma, gli stessi compratori non intendevano richiederne la consegna: compravano i bulbi solo per rivenderli e lucrare sul prezzo. Un editto statale del 1610 aveva reso illegale questa pratica, definendola “commercio del vento” e rifiutandosi di riconoscere questo genere di contratti, ma la legislazione non riuscì comunque a far cessare questa attività. Le frodi, poi, erano all’ordine del giorno in quanto non si poteva certo stabilire dall’aspetto del bulbo se il tulipano sarebbe stato quello della qualità e specie dichiarati dal venditore.

LA BOLLA SCOPPIA

prezzi dei tulipaniA settembre del 1636 i prezzi iniziarono a salire vertiginosamente. L’andamento rialzista proseguì nei mesi di novembre, dicembre e gennaio raggiungendo valori esorbitanti. I prezzi toccano il culmine tra il 3 febbraio e il 5 febbraio del 1637.

A quel punto i commercianti di tulipani cominciarono a vendere, non tanto per una previsione di tipo ribassista sul futuro andamento del prezzo di mercato, quanto per l’esigenza, finalmente, di monetizzare il loro investimento. D’altronde, i prezzi dei tulipani avevano raggiunto livelli tali da scoraggiare la maggior parte (se non tutti) gli investitori dall’entrare sul mercato. Si incominciò a pensare che la domanda di tulipani non avrebbe potuto più mantenersi a quei livelli, e questa opinione si diffuse man mano che aumentava il panico e quindi le vendite. Nel breve volgere di sei settimane i prezzi crollarono del 90%.

Alla fine alcuni detenevano contratti per comprare tulipani a prezzi dieci volte maggiori di quelli di mercato, mentre altri possedevano bulbi che valevano un decimo di quanto li avevano pagati. Centinaia di olandesi, inclusi uomini di affari e dignitari, erano finanziariamente rovinati. Il governo olandese fece dei tentativi di risolvere la situazione che accontentassero le varie parti in causa, ma non ebbero alcun successo. In sostanza ciascuno rimase nella situazione finanziaria in cui si trovava alla fine del crollo e nessuna corte poteva esigere che i contratti venissero onorati, perché non legali.

La “tulipmania” scomparve così misteriosamente com’era nata. Con un’ironica appendice: le stampe colorate, che i meno ricchi avevano comprato non potendosi permettere bulbi e fiori, finirono per valere molto di più degli originali.

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